Esecutivo al lavoro per verificare se vi siano gli estremi per proporre modifiche in tema di previdenza, un capitolo sempre caldo. Infatti, in base alle dichiarazioni del Ministro del Lavoro Sacconi, occorre intervenire prioritariamente sulla riforma delle pensioni al fine di evitare che si creino un gran numero di soggetti espulsi dalle aziende ma ancora lontani dall’età pensionabile (i quali si troverebbero in una situazione di forte difficoltà una volta che sia terminato il sussidio di disoccupazione).
Il ministro ha sollevato un problema che ha una duplice natura: economica e sociale, infatti alle imprese non converrebbe tenere in azienda dei lavoratori che sono arrivati al limite dell’età lavorativa e che pertanto dovrebbero fruire della pensione. Ecco allora che si lavora ad alcune proposte che presto potrebbero essere recepite dal Governo.
Una prima proposta riguarda i soggetti che a cui mancano circa 2-3 anni per giungere all’assegno pensionistico. A questi verrebbe infatti prospettata l’opportunità di fruire di un anticipo sulla pensione (si parla di circa 600 – 700 euro), importo che sarebbe detratto all’atto del raggiungimento dei requisiti per beneficiare del trattamento. Questo per quanto riguarda un possibile aiuto ai lavoratori fuoriusciti dal ciclo produttivo anzitempo. Per agevolare invece il raggiungimento dell’età pensionabile le proposte avanzate dal ministro Sacconi al riguardo sono due:
- Incentivare l’azienda ad integrare i contributi previdenziali del lavoratore in modo da agevolare l’uscita anticipata dal ciclo lavorativo;
- Introdurre degli incentivi per far sì che il riscatto della laurea sia più conveniente rispetto al sistema attuale.
Le misure avrebbero due importanti effetti: uno è quello di rimpinguare le casse previdenziali, che allo stato attuale sono abbastanza provate; e l’altro è quello di permettere a molti lavoratori di beneficiare in anticipo dell’assegno pensionistico (allo stato attuale sono necessari 42 anni e mezzo di contributi).
Infine si tenterà di porre fine al capitolo degli esodati, che allo stato attuale ha avuto un impatto sulle casse pubbliche di circa 12 miliardi di euro (l’impegno è sino al 2020).
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