Audizione in Commissione Lavoro alla Camera da parte dei vari rappresentanti sindacali che hanno ribadito la necessità di interventi in materia pensionistica, soprattutto a favore dei lavoratori più “penalizzati”: disoccupati, giovani o donne lavoratrici. Gli stessi hanno inoltre sottolineato come gli interventi all’interno della Legge di Stabilità non siano sufficienti e come continui a persistere una disparità in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne.
In particolare la Legge Monti Fornero ha introdotto alcune regole che hanno penalizzato le condizioni previdenziali delle lavoratrici. Per la Uil occorre ad esempio procedere ad introdurre una flessibilità di accesso alla pensione, in un range di età che va tra 63 e 70 anni, per tutti i lavoratori e senza introdurre norme eccessivamente penalizzanti soprattutto per le donne. Occorre abolire il comma 7, articolo 24 della Legge n. 214 del 2011 che prevede l’accesso alla pensione esclusivamente nel caso in cui l’importo dell’assegno sia superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Altra norma di favore dovrebbe essere la cumulabilità tra riscatto per gli anni di studio e periodo di congedo parentale ed occorre comunque eliminare i costi di ricongiunzione tra le diverse gestione previdenziali.
Per Cgil e Cisl le priorità in tema previdenziale sono lavoratrici donne, lavoratori precoci e lavori usuranti, categorie non tutelate a sufficienza nella riforma del 2011. La Cgil in particolare ha diffuso un documento dove si prevede di accedere alla pensione con 41 anni di contributi versati senza considerare l’età anagrafica e senza la previsione di penalizzazioni (come prevede il disegno di legge Damiano che è in discussione in Commissione).
Per quanto riguarda la legge di stabilità occorre segnalare che all’interno è stata prevista una norma che prevede per i lavoratori dipendenti del settore privato la possibilità di optare per un part – time tra il 40 ed il 60 % a partire dai 63 anni e 7 mesi di età ( 62 anni e 7 mesi per le donne) qualora sia presente un accordo con il datore di lavoro. Tale misura sarà introdotta in via sperimentale per gli anni 2016, 2017 e 2018.
Lascia un commento